Vi racconto il lavoro che si nasconde dietro ad ogni prodotto

Spero che questo racconto sia utile per comprendere cosa si nasconde dietro ad un oggetto di ceramica fatto a mano.
Ogni lavorazione è stata studiata e migliorata nel corso degli anni e sopratutto, è fatta con tutta la passione nutro per questa arte.

 

1/9 La Preparazione dell’argilla

E’ come impastare: richiede tempo, attenzione, decisione e dolcezza contemporaneamente.

La preparazione dell’argilla è il primo importante passaggio di tutta la lavorazione: una buona preparazione del panetto di argilla, infatti, condiziona tutta la fase successiva della foggiatura.

La massa di argilla, che prima viene pesata in modo tale da avere la quantità di partenza ideale per creare i singoli pezzi, viene amalgamata con movimenti ritmici. In questo modo vengono eliminate le bolle d’aria presenti e la massa diventa via via più omogenea e compatta, pronta per i passaggi successivi.


2/9 La foggiatura al tornio

Quando ci si accomoda al tornio e si compie la prima magia.

Con soli tre elementi – argilla, acqua e mani – si possono plasmare infinite forme e dare vita a tantissimi oggetti di uso quotidiano, come piatti e tazze di ogni forma, ma anche vasi o piccole decorazioni per la casa.

L’acqua è quell’elemento che aiuta l’argilla a scivolare meglio mentre le mani, supportate qualche volta da pochi strumenti essenziali come spugne e bacchette, la accarezzano con cura, seguendo movimenti acquisiti giorno dopo giorno.

Frutto di moltissima tecnica, certo, ma anche di sperimentazione continua. Sempre alla ricerca della “forma perfetta” che nasce giro dopo giro, proprio lì, al centro del tornio.


3/9 Rifinitura

A ventiquattr’ore dalla tornitura gli oggetti arrivano ad avere quella che si definisce una durezza “cuoio”.

E’ questo il momento giusto in cui riportarli nuovamente al centro del tornio per rifinirli ulteriormente con delle mirette: in questo passaggio provvedo ad asportare la materia in eccesso, a realizzare il piedino o il fondo dell’oggetto, oppure, come nel caso delle tazze, ad applicare i manici.

Una volta verificati gli spessori e gli ultimi dettagli, poi, ecco che l’oggetto foggiato dalle mie mani ha assunto la sua forma finale.

Ma c’è ancora molto da fare, prima di poter ammirare il prodotto finito in tutta la sua bellezza.


4/9 Essicazione

L’attesa prima della cottura in forno.

Ci vogliono giorni di attesa – dai tre ai cinque, almeno – e di pazienza, per l’essiccazione. Qui moltissimo dipende dai fattori esterni: dall’umidità, dalla stagione dell’anno in cui ci troviamo, dalle temperature, dal meteo.

I pezzi devono poter asciugare gradualmente e interamente, raggiungere un livello di essiccazione pressochè omogeneo. L’attenzione a evitare correnti d’aria e tutto quanto può mettere in difficoltà questo processo, compresa la fretta, è davvero fondamentale.


5/9 Prima cottura

Il calore trasforma la materia

I pezzi essiccati vengono accuratamente posizionati nel forno elettrico.

Inizia un gioco di incastri per sfruttare tutto lo spazio a disposizione e ottimizzare la cottura ma è importante maneggiarli con cura perchè gli oggetti in questa fase sono molto fragili.

Il forno sale gradualmente a 980°C trasformando irreversibilmente la materia.

Nasce il “biscotto”, una terracotta porosa pronta ad assorbire lo smalto.


6/9 Spugnatura e cera

I dettagli che fanno la differenza

Durante la spugnatura, che è un altro dei passaggi fondamentali del processo di lavorazione, passo un panno umido su ogni “biscotto”: così facendo mi assicuro che non ci siano polveri o granelli di argilla, eliminando tutto ciò che potrebbe ostacolare una perfetta adesione dello smalto sulla superficie.

Ma prima di passare alla smaltatura, c’è ancora un altro importantissimo step: sul fondo dell’oggetto, o in quelle parti in cui non voglio che lo smalto aderisca, ad esempio per creare una decorazione particolare, applico con un pennellino uno strato di cera. In quei punti, quindi, la ceramica non assumerà alcuna colorazione e manterrà quella che possiede naturalmente.

Questa azione non è affatto marginale, soprattutto in vista della seconda cottura: la parte dei pezzi che andrà a poggiare sulle piastre del forno, infatti, non potrà essere smaltata. In caso contrario, con le alte temperature, tutto quanto finirebbe per fondersi.


7/9 Smaltatura e cottura

Un’altra piccola magia

Sono io a realizzare personalmente ogni singolo smalto, miscelando l’acqua e la polvere composta da minerali come feldspati, carbonati, silice e caolino miscelati con ossidi, fino a raggiungere una consistenza liquida.

Ma sono loro, la loro concentrazione, unita al tempo di immersione di ogni oggetto nella miscela – dai 3 ai 6 secondi, in base alla densità degli smalti –, a dare una precisa colorazione a ciascun oggetto.

Immergendo completamente ogni “biscotto”, infatti, la superficie assorbe l’acqua grazie alla sua porosità, mentre lo strato di minerali si distribuisce in modo omogeneo.

Questo è un passaggio per il quale è davvero fondamentale la sua metodicità: la densità degli smalti, i tempi di immersione... Tutto quanto deve essere calcolato esattamente per poter garantire la ripetibilità del risultato. E anche in questo caso, la sperimentazione è davvero imprescindibile: non c’è infatti solo la ricerca delle forme, ma anche quella, altrettanto importante, dei colori che assumeranno una volta che sarà stata compiuta anche la seconda cottura in forno.

A questo punto i prodotti tornano in forno per la trasformazione finale. Viene ricostruito il “castello” di piastre e colonnine facendo attenzione a non posizionare i manufatti a contatto tra loro.

La seconda cottura arriva a 1260°C in 10 ore e ne richiede altrettante per poter riaprire lo sportello del forno. Gli smalti si sciolgono e vetrificandosi regalano sfumature ed effetti unici.


8/9 Sabbiatura e controllo

A questo punto la lavorazione è davvero terminata: il pezzo creato con tanta cura e altrettanta pazienza è finalmente pronto per iniziare la sua vita tra le vostre mani.

Terminata la seconda cottura, una volta che i pezzi si sono completamente raffreddati nel forno, vengono estratti e controllati ancora una volta minuziosamente a uno a uno, per verificare che non vi siano ulteriori piccoli difetti come, per esempio, crepe superficiali.

In questa fase gli oggetti vengono lavorati un’ultima volta: con una spugna abrasiva diamantata liscio e smusso il fondo, in modo tale da farlo risultare piacevole al tatto, ma soprattutto, per far sì che le superfici d’appoggio non vengano rovinate.


9/9 Riciclo gli scarti

A me rimane ancora una piccola, ma sostanziale azione da compiere: il riciclo dell’argilla.

Tutta questa materia, infatti, fino a quando non viene cotta in forno, può essere rigenerata più e più volte.

Come? Tutti gli scarti di lavorazione vengono raccolti in una vasca e, utilizzando dell’acqua, torno a dar loro una consistenza fangosa. Successivamente li metto ad asciugare, a piccoli mucchietti, su alcune assi di legno dove resteranno per qualche giorno, fino a quanto non riprenderanno quella densità perfetta per essere nuovamente plasmata al tornio.

Questo fa sì che tutto il processo di lavorazione, benchè sia davvero notevole in tutta la sua complessità (una complessità che, però, mi dà moltissime soddisfazioni!) e impegnativo, soprattutto se fatto a mano, si riveli anche molto sostenibile. Potendo recuperare tutta l’argilla che non uso, infatti, non riesco solamente a ridurre al minimo gli scarti, ma anche a sperimentare più e più volte, per ideare nuove forme e nuovi oggetti, praticamente senza consumare materia prima.

Ricapitolando…

Fare ceramica significa avere la pazienza di rispettare i giusti tempi, solo così potremo avere degli oggetti che ci accompagneranno negli anni.

grazieper aver seguito questo racconto fino alla fine,
Elisa